I metodi della comparazione : alcuni area studies e una rilettura del dibattito

Grancelli, Bruno (2002) I metodi della comparazione : alcuni area studies e una rilettura del dibattito. In «Quaderni del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale», n. 27 Università degli Studi di Trento.

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    Abstract

    La significativa ripresa dell’indagine comparativa che si registra a partire dagli anni Settanta, che segna il superamento della ‘fase nazionalista’, è anche il risultato di una serie di sviluppi nelle tecniche di ricerca avvenuti nei decenni precedenti. E’ in questo periodo che appaiono lavori, come quello di Przeworki e Teune (1970) sul versante quantitativo o di Theda Skocpol (1979) su quello qualitativo, che susciteranno un ampio dibattito sul come e il perché della comparazione. Negli ultimi due decenni si è così sviluppato un confronto sia fra i due tipi di approccio (Allardt 1990; Sartori e Morlino 1991; Goldthorpe 1996, 1997, 2000; Griffin 1992; Ragin e Becker 1991; Amenta e Poulsen 1994; Bryant 1994; Scheuch 1989; Kiser e Hechter 1991; Dogan e Kazancigil 1994), sia all’interno dello stesso approccio come, ad esempio, quello sul ruolo della teoria generale nella ricerca storico-comparativa ( Skocpol e Somers 1980; Ragin e Zaret 1983; Skocpol 1984; Bendix 1980; Abbot 1992; Quadagno e Knapp 1992; Stryker 1996; Kiser 1996; Tilly 1997). Nella prima parte di questo scritto vengono considerati alcuni aspetti del confronto fra approcci alla comparazione del tipo variable oriented (VOA) e case oriented (COA). Le due linee di approfondimento che emergono dal dibattito riguardano tanto il legame dati-teoria, quanto la validità di VOA e COA rispetto alle esigenze di generalizzazione e verifica delle teorie. In particolare, verranno evidenziati i principali aspetti dell’approccio di John Goldthorpe a “numeri, narrative e integrazione fra ricerca e teoria ”e ai passi avanti che questo autore ha fatto fare al dibattito. Secondo Goldhtorpe, la Rational Action Theory (RAT), come referente teorico della Quantitative Data Analysis (QAD) permetterebbe di produrre inferenze causali utili alla comprensione del legame micro-macro. La ragione di tale capacità starebbe nel fatto che le sue narrative d’azione sono costituite di passaggi fra loro connessi non temporalmente, ma da ‘sillogismi pratici ’. L’approccio razionalistico e orientato alle variabili dovrebbe essere in grado di ricostruire ciò che, in una versione popperiana della RAT, potrebbe chiamarsi la ‘logica’ di un certo tipo di situazione (Goldthorpe 1996: 114). E i sillogismi pratici dovrebbero consentire, almeno in via di principio, tale ricostruzione senza dover collegare l’analisi a specifici attori, contesti e periodi. In sostanza, le suddette caratteristiche della RAT dovrebbero evitare ai comparativisti la fatica, per cosi dire, di raccogliere molte informazioni differenziate per ricerche più intensive in ambiti specifici. La seconda parte contiene alcune considerazioni sul perché tale ‘fatica’ debba essere invece fatta e sui passi avanti che ne potrebbero conseguire per il dibattito metodologico. Qui l’idea centrale è che ciò che dovrebbe essere aggiunto a variabili e casi sono area studies di carattere sia teorico, sia empirico condotti nei diversi ambiti disciplinari delle scienze sociali. Più precisamente, studi su aspetti della Post-communist trasformation (PCT), solo marginalmente toccati nel dibattito, possono rivelarsi utili per riflettere sui modi migliori per ricomporre il gap micro-macro in quanto focalizzano l’attenzione su imprese, istituzioni, regioni e sugli attori che esercitano una leadership trasformativa in questi contesti. Una comparazione che includa questo tipo di area studies può fornire materiali empirici e teorici per una riflessione su quella specie di anello mancante fra micro e macro che è l’azione di attori chiave in specifici contesti. La tesi qui espressa è dunque che la comparazione, (a) vada estesa e portata anche al livello in cui l’azione personale si trasforma in azione organizzativa e, (b) una più precisa ricostruzione del legame micro-meso può costituire una precondizione per l’individuazione dei meccanismi da cui traggono origine gli effetti, attesi e inattesi, del cambiamento. Questo può essere il modo di evitare il rischio di cortocircuiti micro-macro che si corre quando si mettono tra parentesi le specificità degli ambienti istituzionali e organizzativi affidando alla RAT solo il compito di spiegare una serie di regolarità probabilistiche.

    Item Type: Article in journal
    Department or Research center: Sociology and Social Research
    Subjects: H Social Sciences > HM Sociology
    Repository staff approval on: 14 Jan 2011

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